Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (florilegio di sculture)
11 avenue du Président Wilson 75116 Paris
Fermata metro : Alma-Marceau o Iéna
Chiuso il lunedì
Il Museo d’Arte Moderna della Città di Parigi conserva una collezione molto eclettica di sculture dal XX secolo ai giorni nostri.
Le avanguardie del primo Novecento
Il Pazzo (1905) è uno dei primi modelli precubisti di Picasso esposti nel museo. Molti scultori rivendicano l’appartenenza a questo movimento per la creazione di forme molto sintetiche, oggi vanto delle collezioni permanenti, come la Danzatrice spagnola di Henri Laurens (1915), La portoghese di Alexander Archipenko (1916), nonché le figure che leggono, danzano o suonano il clarinetto di Jacques Lipchitz. Altri artisti cercarono un’espressione più personale e intima, come Matisse con il suo Nudo disteso (1907) o Wilhelm Lehmbruck con Madre e bambino (1918).
L’arte a Parigi tra le due guerre
L’inventiva di questo periodo generò una vera e propria emulazione. Chana Orloff dà vita ai suoi modelli, come qui Fillette de Paris (1928) dove il suo talento di ritrattista (è figlia dello psicanalista Otto Rank) si manifesta in tutte le sue sfumature. La Testa di donna (1930) di Germaine Richier segna il suo periodo realista, mentre Pablo Gargallo usa il vuoto per ritagliare incredibili ritratti nel metallo, come quelli di Marc Chagall (1933) o di Kiki de Montparnasse (1928). Maillol, nella sala dei Nabis, alla quale era legato, si sforza ancora di trasmettere una silenziosa serenità nella sua Pomone (1937). Non è il caso di Brauner, che, messi da parte i pennelli, ha creato in tre dimensioni un personaggio ibrido composto da due corpi maschili e uno femminile uniti da un’unica testa: Congloméros (1945), incarnazione del Dada, del Surrealismo e della fertile immaginazione dell’artista.
Astrazione
Per sfuggire all’insegnamento accademico basato sulla copia, Arp vuole creare “come una pianta produce frutto”. Il titolo stesso di “Concrezione Umana” (1933) mostra come egli si liberi dall’astrazione, dal razionale e soprattutto dalla riproduzione, che rifiuta gioendo della sua nobile materia: il gesso. Étienne Béothy sceglie una via più spirituale con la sua Gravitazione opus 64 (1934) in legno di amaranto, mentre Étienne-Martin realizza disegni in filo metallico: Senza titolo (1959) che corrispondono al suo gusto per l’esoterismo. Gaston Chaissac carica di fantasia e colore il suo Totem (1963-1964), mentre Alicia Penalba suggerisce uno slancio che gioca con l’equilibrio con Alada (1960-1963). L’astrazione si esprime privilegiando il gesto espressivo e spontaneo dell’artista.
I Nuovi Realisti
Nei primi anni ’60, rifiutando l’astrazione dominante, i Nuovi Realisti trassero energia dal mondo contemporaneo. Stigmatizzano la società dei consumi riciclando oggetti di uso quotidiano nelle loro produzioni. Così Paul-Armand Gette recuperò caratteri di stampa per creare la sua Barca solare (1964), e Niki de Saint Phalle utilizzò giocattoli e rete metallica nella sua Cattedrale di Parigi (1962) che emerge da uno sfondo dorato. Martial Raysse trovò sugli scaffali dei negozi Prisunic tubi da giardino, fili di plastica e birilli multicolori che utilizzò per creare il suo Uccello del Paradiso (1960). Arman predilige le accumulazioni moltiplicando sullo stesso supporto oggetti identici prodotti su scala industriale: Big Red (1968), Orbes et Désorbes (1961) mentre Jean Tinguely inventa opere in movimento dotandole di motori: Relief méta-mécanique (1954). Questa feroce ironia della nostra società consumistica trasforma le sculture nello specchio del nostro comportamento dipendente.
Scultura inclassificabile e contemporanea
Poiché è impossibile stilare un elenco esaustivo delle sculture del MAMVP e caratterizzarle tutte, dobbiamo naturalmente menzionare Nu de dos (3° stato, 1916-1917) di Matisse, un’opera iconica come L’Araignée (1995) di Louise Bourgeois, L’homme hibou n°1 (1960) di Karel Appel, Floating Woman (1927) di Gaston Lachaise o la compressione Facel Vega (1962) di César. Da menzionare anche opere di intaglio diretto come Eros (1935) di André Abbal e la bellissima Orphée (1930) in legno di olmo di Zadkine. Per quanto riguarda il periodo più contemporaneo, vale sicuramente la pena dare un’occhiata al bestiario in ceramica del belga Johan Creten, creato tra il 2019 e il 2021: Il cinghiale sporco, la mosca morta e il castoro tossico. Quanto ai bassorilievi di Janniot La leggenda della Terra e La leggenda del Mare (1937), essi si ergono ancora maestosi tra il Museo e il Palais de Tokyo.